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Hai Paura Del Buio?, Afterhours

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TheGloaming
view post Posted on 11/9/2005, 11:48




Hai Paura Del Buio? - Afterhours


Gli Afterhours sono uno di quei gruppi che in Italia hanno dato un minimo di credibilità ad una scena musicale fin troppo piatta e priva di idee. Insieme a formazioni come i CSI (e ancora prima i CCCP), i Marlene Kuntz e pochissimi altri, la band è riuscita a coniare un linguaggio personale e fantasioso senza diventare schiavo dei modelli musicali ed espressivi anglosassoni, semmai prendendoli a modello per costruire nuove ed interessanti esperienze sonore. Sono uno di quei gruppi che non si sono mai prostituiti per avere qualche passaggio in più su MTV, che non hanno venduto migliaia di copie grazie al singolo di facile presa nè goduto di un pubblico di massa disposto a supportarlo in ogni apparizione pubblica. Sono un gruppo che, se oggi riesce ad avere almeno in parte tutto ciò, deve il proprio successo soltanto a sè stesso. Dopo album come "All Good Children Go To Hell" e "Pop Kills Your Soul" in cui la band mostrava la propria duttilità nell'uso della lingua inglese e una certa asprezza nell'accostarsi a sonorità quasi heavy metal, e dopo aver rivisitato in chiave distorta e surreale "Mio Fratello è Figlio Unico" di Rino Gaetano (oltre a "La Canzone di Marinella" di De Andrè e "La Canzone Popolare" di Fossati) il passaggio alle liriche in italiano e ad un sound più composito e fantasioso è segnato dall'indimenticabile "Germi" del '95, album contraddistinto da un sound spigoloso e irruento che fa leva su un noise-rock che ha come influenze principali Pixies, Nirvana e Sonic Youth, unito a testi che sfruttano la tecnica burroughsiana del cut-up, ovvero il copia-e-incolla selvaggio e talvolta shockante di frasi ed immagini apparentemente contrastanti. In quell'album sono già presenti i semi del successo di questo "Hai Paura Del Buio?", sebbene ancora immaturi e non sfruttati a dovere. Ma studiamo più nel dettaglio questo capolavoro degli anni '90.


"Hai Paura Del Buio?" è lo strumentale che apre quest'imponente opera musicale, un brevissimo e demenziale squarcio di sonorità elettroniche e lo-fi che si dissolve in versi nonsense del sintetizzatore e in distorsioni appena accennate per lasciare il posto al primo vero brano dell'album:

"1.9.9.6.", a metà tra Bob Dylan e i Beatles, è un indie-folk segnato da un andamento stanco e dalla voce bizzarramente mascherata dagli effetti elettronici di Agnelli, mentre il testo, come ha precisato l'autore, è una sorta di saggio sulla sfiga ("Cambia rotta, cambia stile, scopri l'anno bisestile, è volgare il tuo annaspare sai?").

Apriamo fin da subito il capitolo capolavori: "Male di Miele" attinge al meglio dal sound nirvaniano e costruisce uno sfrontato grunge-noise di forte carica drammatica, specie nell'urlatissimo ritornello, e che dire di quel violino tanto azzeccato quanto tagliente ed estraniante?

"Rapace" si adagia su sonorità psichedeliche e una cadenza quasi soul, una dolcissima ballata al tempo stesso spettrale e malinconica che esplode in un ritornello tesissimo, con uno dei testi più visionari dell'intero album ("Ora attirami a te per andare in un mattino sovrannaturale, fra cavalieri sieropositivi...")

"Elymania" cambia ancora le coordinate del sound con un grunge venato di elettronica e psichedelia, gelido e robotico nelle strofe e caldo ed esplosivo nel ritornello ("sei la rivoluzione che mi costringe a risorgere" urla Agnelli con voce fremente).

"Pelle" è un altro picco drammatico dell'album, un rock teso ed atmosferico dove si rende protagonista il violino di Dario Ciffo (oltre alla chitarra dell'instancabile ed eclettico Xabier Iriondo), una disperata ed amara ballata impreziosita dalla poesia di Agnelli ("forse sei un congegno che si spegne da sè")

"Dea" è un breve hardcore furioso e bizzarro (ascoltate l'effetto che deforma la voce di Agnelli), il tema del testo è l'individualismo ("per nessuna vita mi spengo, neppure per la mia" urla Agnelli nel martellante ritornello)

Come definire "Senza Finestra"? Una specie di paranoica e demenziale ninna-nanna a metà tra il folk rock e l'elettronica ambient, dove la voce di Agnelli viene ancora una volta distorta come in un incubo mentre sciorina la sua spaventosa filastrocca eronoimane ("rispettandoti potrei accettarti come sei, ma io non sono come te, senza finestra")

"Simbiosi" è un altro sogno/incubo a metà tra la ballata folk e la fantasia elettronica, ancora una volta il canto trasognato e il testo surreale la fanno da padroni mentre in sottofondo si odono le discussioni di un gruppo ignoto di persone.

Il pezzo più pop dell'album (un pop che non uccide l'anima, tuttavia) potrebbe benissimo essere "Voglio Avere Una Pelle Splendida", con sfumature quasi gospel, un ritornello vibrante e un testo bellissimo ("voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida, senza un finale che faccia male con i cuori sporchi e le mani lavate")

Si arriva al secondo strumentale dell'album: "Terrorswing", un jazz onirico ed ombroso che si apre all'improvviso ad esplosioni grunge. Atmosferico e convincente.

"Lasciami Leccare L'Adrenalina" è un altro scabroso sfogo punk, tutto d'un fiato, pregno di bruciante carica sessuale quasi masochista ("forse non è proprio legale sai, ma sei bella vestita di lividi" dichiara Agnelli in apertura).

"Punto G"è un altro di quei strani deliri psichedelici nei quali Agnelli precipita talvolta, sorta di sabba delle streghe imbottite di allucinogeni, quell'inquietante mantra in sottofondo ("sei fratello nel controllo...") e le cadenze ipnotiche uniti al violino misterioso di Dario Ciffo confezionano un incubo che si conclude in un tripudio di voci e rumori che si spengono all'improvviso. Bizzarro.

La band prende ancora una volta spunto dai Nirvana e dal suono grunge in generale per costruire la tagliente "Veleno" ("Eri la vendetta che porta il suo veleno a spasso a piedi nudi tra le loro pene" urla Agnelli nella prima strofa) che ha il suo climax nell'amarezza esplosiva del ritornello ("so che mi vuoi radiografare col tuo sguardo nucleare").

"Come Vorrei" è una ballata pianistica dai toni psichedelici affine a "Simbiosi" e vagamente a "Senza Finestra", nostalgica e malinconica.

"Questo Pazzo Pazzo Mondo Di Tasse" adotta le cadenze melmose dei Melvins e le loro schitarrate truculente e minacciose, rese ancora più cupe dal violino e inacidite dai versi satirici di Agnelli ("Un mondo di tasse scorre via, poga e paga, anima mia")

"Musicista Contabile" è un altro lungo trip vagamente psichedelico, ostico e catatonico, ancora una volta una delirante satira che prende di mira gli artisti commerciali che svendono le proprie qualità alla fama ed al successo.

Ma è la delirante ed epilettica "Sui Giovani D'Oggi Ci Scatarro Su" a riprendere il discorso aperto con "Siete Proprio Dei Pulcini" (da "Germi"), una bruciante e sarcastica invettiva indirizzata agli alternativi modaioli che indossano le magliette di Che Guevara e poi passano il "sabato in barca a vela, lunedi al leonkavallo" vestita di noise-core virulento e assordante, fino alla spaventosa coda di dissonanze che chiude la canzone.

A questo punto, la sorpresa... l'album si chiude con l'angelica e surreale "Mi Trovo Nuovo", storia di libertà sessuale ("C'è un gioco che si gioca in tre, mentre protesto io vengo"), una ballata pianistica che si lascia andare ad assoli stonati e improvvisi di stampo psichedelico. Cala il sipario.


Non c'è che dire: gli Afterhours hanno siglato una delle migliore opere musicali dell'ultimo decennio. Con classe, intelligenza e personalità, hanno dimostrato che il rock in Italia esiste ed è anche di ottima qualità. Ma purtroppo, finchè le classifiche saranno intasate di Luca Di Risio e Vibrazioni...

La bravura dei singoli membri, poi, è qualcosa di davvero insolito nel panorama italiano: Manuel Agnelli, oltre a scrivere versi di pura poesia surrealista, sa passare con la massima tranquillità da urla sguaiate e soffici sussurri, Giorgio Prette è un batterista solido ed eclettico, così come Andrea Viti, bassista, Xabier Iriondo (ora passato agli sperimentali A Short Apnea) è un chitarrista fantasioso e poco incline ad aderire a moduli musicali convenzionali, mentre il violino di Dario Ciffo aggiunge un tocco di atmosfera e delicatezza che si integra alla
perfezione con tutte le altre intuizioni del gruppo. Raramente si è visto un gruppo con così tanta classe e capacità di coesione.

Provate "Hai Paura Del Buio?", potreste persino scorgervi un pò di luce...
 
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Kalymera
view post Posted on 28/8/2012, 20:23




Bellissima, appassionata e dettagliata la tua panoramica su quello che viene ancora spesso definito "sottobosco della musica italiana"..questi gruppi che hai citato scrivono spesso poesie..ma è raro trovare chi le apprezza poiche si preferisce dare spazio come al soltito ai soliti..eheh..oltre agli Atfer Hours uno dei miei gruppi italiani preferiti sono i Marlene Kuntz e"la mia promessa" è una canzone meravigliosa che esprime tutto quello che una canzone puo trasmettere..a me almeno arriva cosi..il testo mi commuove particolarmente..quella melanconia accompagnata dalla voce del cantante contribuiscono notevolmente a portarti in un altro sistema di visione delle cose..penso si chiami "sognare"..e penso che anche questa come quella degli After Hours faccia scorgere un pò di luce.. :)



 
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1 replies since 11/9/2005, 11:48   270 views
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